Vincenza De Iudicibus, Tea Maisto
Una spesa annua di circa 100 euro a famiglia Carta igienica,
salviette, sapone per le mani e una bottiglietta d´acqua potabile. Non
è una lista della spesa, ma alcuni degli oggetti che i genitori
comprano per assicurarsi che a scuola i propri figli continuino a
sentirsi a proprio agio. Nella maggior parte delle elementari e materne
della capitale non ci sono soldi per comprare tutto, e mamme e papà si
ritrovano così chiamati a contribuire anche per l´acquisto di
cartelle, pennarelli, risme di fogli, gessetti... «Al momento
dell´iscrizione non ci hanno detto nulla» lamenta Oriana Blasi, mamma
di Addis, 9 anni, iscritto all´elementare Pestalozzi di via Montebello.
«Così mi sono ritrovata a dover pagare per la carta igienica di mio
figlio». «E´ un fenomeno molto diffuso nelle scuole di Roma» spiega
Donatella Poselli, presidente dell´Unione Italiana genitori, «alla
fine le famiglie si trovano a spendere tra gli 80 e i 120 euro annui,
che sommate a tutte le altre spese diventano un impegno importante».
Una prassi consolidata è quella del fondo cassa, dal quale i genitori
rappresentanti attingono per acquistare il materiale. Perché le scorte
che arrivano a inizio anno in alcune scuole - non in tutte - non
bastano. «Con bambini così piccoli è difficile fare economia
domestica» racconta Giuseppina degli Uberti, responsabile della
succursale di via Montebello. «Ecco perché chiediamo alle famiglie di
provvedere quando si sono esaurite le scorte». «A preoccupare, qui, è
anche l´acqua - spiega Elena Orfei, mamma di Roberto, 6 anni - . Compro
ogni mattina una bottiglietta da dare a mio figlio. Quella della scuola
non è potabile perché è contenuta in cassoni di eternit. E con quella
stessa acqua cucinano anche in mensa». Rassicurazioni arrivano dalla
responsabile degli Uberti: «L´acqua è potabile perché abbiamo fatto
fare due derivazioni per il bagno e la cucina, ma per sicurezza
chiediamo sempre di portare una bottiglietta».
All´elementare De Amicis, in via del Pigneto, fino all´anno scorso il
preside chiedeva un contributo una tantum di 25 euro a famiglia. «Poi
ha notato che non tutti i genitori contribuivano» spiega Raffaella
Galli, mamma di Valentina, 8 anni, «e quest´anno ha chiesto di
gestircelo classe per classe. La carta igienica viene chiusa negli
armadietti e i bambini la chiedono alle maestre quando devono andare in
bagno. Ma anche cosi´ abbiamo subito furti».
Stessa situazione all´elementare e materna Di Donato in via Bixio, una
delle scuole più multietniche di Roma. «La mia bimba è al primo anno
della materna - spiega Jerlin, di origini filippine - Mi hanno fatto un
elenco di cose da portare da casa». Dawn Boden, di origini statunitensi
che ha iscritto la propria bambina all´elementare Franceschi di via
Donna Olimpia, di lamentarsi proprio non se la sente: «Sì, chiedono
soldi» dice, «ma se penso che negli Usa le scuole pubbliche nemmeno
esistono…». Di parere opposto Joseani Di Domenico, mamma di Claudia,
6 anni, iscritta all´elementare Diaz, in piazza Lodi: «Vivevo in
Brasile, quindi nel terzo mondo» dice, «e non avrei mai pensato, in un
paese civilizzato come l´Italia, di dover comprare la carta igienica
per la scuola di mia figlia». La situazione non migliora se ci si
sposta alle medie: «Anche noi insegnanti ci portiamo la carta igienica
da casa» conclude Maria Virgona, responsabile della Giovanni XXIII,
viale Medaglie d´oro, «e facciamo le fotocopie a casa nostra».
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